giovedì 19 novembre 2020

La Rivoluzione Russa

Puoi cominciare col guardare questo video che in due minuti riassume tutta la Rivoluzione russa di cui stiamo per parlare.

Guarda attentamente la carta, riassume la situazione politica mondiale negli anni della Prima Guerra Mondiale. Come vedi l'impero Russo è enorme e si estende dall'Europa all'Oceano Pacifico.



Questa è invece la situazione politica mondiale oggi. Come vedi la Russia è ancora enorme e i suoi territori si estendono dall'Europa al Pacifico.


La situazione politica in Russia agli inizi del 1900

Agli inizi del secolo in molti Stati europei era iniziato un processo di innovazione economico (la rivoluzione industriale) e politico (le monarchie assolute si erano trasformate in monarchie costituzionali, in alcuni casi in repubbliche. Un indicatore di questo cambiamento è la legge sul suffragio universale, cioè la possibilità di votare per tutti i cittadini. In molti Stati europei agli inizi del secolo sono promulgate leggi che estendono a un numero sempre crescente di cittadini il diritto di voto (in Italia nel 1912 è approvato il suffragio universale maschile), questo significa che lo stato sta diventando democratico, cioè basato sulla partecipazione dei cittadini.
La Russia di inizio secolo è ancora uno stato assoluto, governato da un imperatore che si chiama Zar.

Lo Zar Nicola II


La Russia zarista si trovava in condizioni ben più arretrate di quelle delle altre nazioni europee;
l'immenso impero, composto da oltre cento nazionalità diverse, era ancora un paese contadino e
arretrato, dove la servitù della gleba era stata abolita solo nel 1861, privo di efficienti linee di
comunicazione e scarsamente industrializzato. 
Quando lo zar decise di dare impulso alla industrializzazione del Paese, anche in Russia, come in tutti gli stati europei, scoppiò la questione operaia.

Il partito Socialista russo diviso tra bolscevichi e menscevichi

Gli operai invece erano organizzati nel partito socialista, dove convivevano un'ala
riformista (menscevichi) e una rivoluzionaria (bolscevichi). 
Contro lo zar era anche la borghesia del Paese che chiedeva riforme democratiche sulla scia di quanto stava succedendo in Europa. Bada bene che la parola "borghesia" indica una classe sociale nella quale rientrano tutti coloro che non sono nobili (e quindi vivono dei beni che hanno ereditato) e che non sono operai (e quindi lavorano nelle fabbriche); dunque un mercante, un artigiano, un medico, un avvocato rientrano tutti in questa categoria. Nel linguaggio marxista indica invece chi ha una quantità di denaro sufficiente a possedere mezzi di produzione. In tal senso è sinonimo di capitalista.

La Duma e la rivoluzione di febbraio

La sconfitta militare con il Giappone (1904-05) ebbe gravi ripercussioni all'interno: il paese fu
sconvolto per tutto il 1905 da una serie di agitazioni, scioperi che indussero lo zar a promettere la convocazione di un Parlamento, dai poteri però molto limitati (Duma). 

manifestazioni del 1905
La Duma di san Pietroburgo


L'entrata nella Prima guerra mondiale, determinata oltre che dalle alleanze con Francia e Gran Bretagna anche dalla volontà di espansione nei Balcani  si rivelò un disastro. 
Nel 1916 l'esercito russo era in ritirata lungo tutto il fronte e aveva dovuto cedere la Polonia e la Lituania alle truppe austro-tedesche in avanzata. Quando, durante l'inverno 1916-17, le condizioni si fecero insostenibili, le manifestazioni divennero più decise e nel marzo 1917 si determinò l'insurrezione popolare a Pietrogrado, che l'esercito si rifiutò di reprimere (rivoluzione di febbraio, con riferimento al calendario giuliano in uso nella Russia zarista). La Duma costituì un governo provvisorio, lo zar Nicola II dovette abdicare e fu proclamata la repubblica.

Operai armati e soldati scortano i poliziotti catturati a Pietrogrado nel 1917


Folla davanti alla Duma
Contemporaneamente si formarono in tutto il paese dei consigli (soviet), formati da rappresentanti
di operai, contadini, soldati, che cercarono di dare un'organizzazione agli insorti.
Il nuovo governo guidato da A.F. Kerenskij e dominato dai moderati (menscevichi,
socialrivoluzionari, esponenti della borghesia) non mantenne le promesse fatte agli insorti,
rimandando di giorno in giorno la distribuzione delle terre e non mantenendo l'impegno di una
pace immediata con la Germania.

riunione dei soviet di Pietrogrado


Tutto il potere ai soviet: la rivoluzione d'ottobre

Lenin
Il capo dei bolscevichi, Lenin, lanciò la parola d'ordine dell'insurrezione, "Tutto il potere ai soviet" (i
soviet, unica e autentica espressione della volontà popolare, avrebbero dovuto assumere il
governo del paese, concludere la pace, confiscare le terre e distribuirle ai contadini). Il 6-7
novembre (24-25 ottobre secondo il calendario giuliano e da ciò la denominazione di rivoluzione
d'ottobre) il governo Kerenskij venne rovesciato e i suoi membri arrestati o costretti alla fuga.
Lenin si pose a capo di un nuovo governo e firmò i decreti di cessazione delle ostilità e di
distribuzione, mediante esproprio senza indennizzo, della grande proprietà terriera. Il potere
sovietico si affermò rapidamente in tutto il paese e il partito bolscevico assunse il nome di partito
comunista. Nel giro di due mesi vennero promulgati importanti provvedimenti: dichiarazione dei
diritti dei popoli e delle nazionalità, costituzione della polizia politica, fondazione dell'armata rossa, nazionalizzazione delle banche, annullamento dei debiti e crediti verso l'estero, adozione del
calendario gregoriano, armistizio di Brest-Litovsk e trasferimento della capitale a Mosca. L'impero
zarista non esisteva più: l'armistizio significò la perdita di Polonia, Finlandia, Ucraina, paesi baltici
e di parte della Bielorussia. Poco dopo anche Georgia, Armenia e Azerbaigian si costituirono in
repubbliche indipendenti. Il governo sovietico dovette affrontare la prova della guerra civile (1918-
20), scatenata dai controrivoluzionari (bianchi). In questi anni di terrore (Terrore bianco contro
Terrore rosso) la capitale fu trasferita da Pietrogrado a Mosca e venne decisa la condanna a
morte dello zar e della sua famiglia.




URSS

Nel 1922 il nuovo stato prese il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).
Lenin morì nel 1924. Tra i suoi possibili successori (Trotzki e Stalin) prevalse Stalin, che varò una
vera e propria "seconda rivoluzione", basata sulla rapida industrializzazione e sulla
collettivizzazione forzata delle terre.

Stalin governò da dittatore, eliminando i suoi nemici politici e ogni oppositore alla sua politica. Coloro che erano sospettati di andare contro il governo venivano eliminati o spediti in Siberia in campi di lavoro.
Dal punto di vista economico il paese crebbe in modo impressionante: in 15 anni un paese agricolo, semianalfabeta e in miseria divenne la seconda potenza industriale dopo gli Stati Uniti.




martedì 17 novembre 2020

Prima guerra mondiale

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Cause della guerra

La guerra, come si è già visto, fu determinata dal concorso di numerosi elementi, il principale dei
quali era costituito dai contrastanti interessi delle grandi potenze europee.

Elenco delle cause

  • Da una parte Gran Bretagna e Francia, che disponevano di vasti imperi coloniali da cui traevano risorse a costi contenuti e in quantità pressoché illimitata e che costituivano un mercato enorme; dall'altra la Germania, che aveva goduto di un rapidissimo tasso di sviluppo tecnologico e industriale, ma che poteva accedere solo ai marginali mercati dell'Europa centrale e orientale.
  • I fermenti nazionalistici, in particolare in Italia e nei Balcani, che l'impero austro-ungarico non era più in grado di controllare;
  • il panslavismo supportato dalla Russia, che mirava a un'espansione nell'Europa sud-orientale a scapito del decadente impero ottomano;
  • il desiderio di rivincita della Francia sulla Germania dopo la sconfitta del 1870 e la conseguente perdita di Alsazia e Lorena.


La scintilla della guerra

 La scintilla della guerra fu un episodio grave, ma di per sé insufficiente a scatenare un conflitto mondiale: l'assassinio dell'erede al trono austriaco, l'arciduca Francesco Ferdinando, e della moglie, a Sarajevo per mano di Gravilo Princip uno studente serbo nazionalista (28 giugno 1914). 





Il conseguente ultimatum austriaco, che poneva delle richieste umilianti alla Serbia, fu respinto e il 28 luglio si accese quella che pareva essere una nuova guerra balcanica. Invece il conflitto in breve si allargò, fino ad uscire dai confini dell'Europa.

Il "gioco" delle alleanze




questa la situazione delle alleanze prima dello scoppio della guerra



Dalla parte della Serbia si schierarono la Russia, che proteggeva da anni gli stati slavi, l'Inghilterra e la Francia (i cosiddetti Alleati). Poco tempo dopo si aggiunse anche il Giappone, che voleva battere la concorrenza tedesca in Cina e che quindi dichiarò guerra alla Germania.

Dall'altra parte, infatti, erano entrate in guerra l'Austria, l'Ungheria e la Germania, successivamente si era schierata al loro fianco anche la Turchia, nemica della Russia. L'Italia si era invece dichiarata neutrale, dal momento che la Triplice Alleanza, cui essa apparteneva, aveva  un carattere difensivo, mentre l'Austria aveva attaccato per prima e per giunta senza consultare nemmeno l'alleato italiano.

La situazione in Italia

 Nel nostro paese la maggioranza era contraria alla guerra. Tra coloro che non la volevano (neutralisti) c'erano i socialisti, i giolittiani e i cattolici. Tra quelli che invece volevano l'entrata in guerra (interventisti) c'erano i nazionalisti, quella parte dei socialisti che avevano abbandonato il partito con B. Mussolini e i grandi gruppi industriali, interessati agli alti profitti delle commesse militari.








Quasi tutti i governi andarono alla guerra con grande eccitazione. Dopo anni e anni di tensioni
frenate era giunto il momento di battersi.

Dalla guerra lampo alla guerra di trincea

La prima fase della guerra vide la trasformazione della guerra lampo sperata dai Tedeschi in
lunga e usurante guerra di trincea.




I Tedeschi, infatti, invasero il Belgio (che si era dichiarato neutrale) ed erano penetrati in Francia,
puntando direttamente su Parigi. Ai primi travolgenti successi seguì però una battuta d'arresto, in
quanto Francesi e Inglesi opposero una resistenza accanita. La battaglia sul fiume Marna provocò
centinaia di migliaia di morti. Cifre simili non si erano mai sentite prima, in nessuna battaglia, ma
sarebbero divenute abituali durante questa nuova guerra.



Nel 1915 il governo italiano, dopo aver firmato a Londra un patto segreto con l'Intesa, entrò in
guerra, nonostante il Parlamento fosse per la maggior parte contrario alla guerra e nonostante il
Paese fosse impreparato e i soldati non adeguatamente armati (l'Italia aveva un'industria pesante
molto debole).



Due importanti novità

Nel 1917 avvennero due fatti di grande importanza:

  • da un lato l'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati 
  • dall'altro l'uscita dal conflitto della Russia. 
Poiché i Tedeschi avevano accentuato gli attacchi sottomarini al traffico mercantile in Atlantico per mettere in difficoltà le ordinazioni commerciali degli alleati, la situazione divenne insostenibile e gli USA, ormai indissolubilmente legati dalle forniture militari agli interessi franco-britannici, furono inevitabilmente coinvolti nella guerra. (leggi qui la storia del Lusitania)



La Russia, invece, sconvolta dalla guerra civile che avrebbe travolto il governo degli zar  (Rivoluzione sovietica), chiese l'armistizio e si ritirò dal conflitto.




Caporetto

Sul fronte italiano, nel 1917 ci fu la grave sconfitta di Caporetto: gli Austriaci travolsero l'esercito
italiano costringendolo a ritirarsi sulla linea del Piave. Ma nel 1918 gli Italiani lanciarono la
controffensiva, giungendo fino a Vittorio Veneto. Il 3 novembre l'Austria firmò l'armistizio e i soldati
italiani entrarono a Trento e a Trieste.











La guerra si concluse pochi giorni dopo, quando, essendo ormai chiara la disfatta dell'esercito
tedesco, costretto ad arretrare dall'offensiva francese, inglese e statunitense, il Kaiser Guglielmo II
fu cacciato dalla Germania, che proclamò la repubblica e firmò l'armistizio.
Determinante per la vittoria degli Alleati fu la potenza navale dell'Inghilterra, che, grazie al suo
netto dominio sul mare, poté rifornirsi di merci e di armamenti dagli Stati Uniti, colmando così lo
svantaggio industriale che rendeva Inghilterra, Francia e Italia più deboli della Germania.
Da segnalare anche l'impiego dei sommergibili (che diedero un vantaggio alla Germania verso la
metà della guerra), dell'aviazione e dei carri armati (che avvantaggiarono invece gli Alleati).
Terminata la guerra furono siglati i trattati di pace tra le potenze vincitrici e quelle sconfitte. Le
frontiere d'Europa subirono radicali trasformazioni.





Le condizione della resa

  • Le sanzioni inflitte ai Tedeschi furono gravissime. La Germania fu condannata a pagare pesanti debiti di guerra, a subire l'occupazione militare e a ridurre il suo esercito a soli 100.000 uomini. Inoltre dovette cedere l'Alsazia e la Lorena ai Francesi e perse tutte le sue colonie. Le ingenti riparazioni di guerra imposte alla Germania e la conseguente crisi economica contribuirono a gettare il seme della guerra che sarebbe scoppiata solo vent'anni dopo.
  • L'Impero austro-ungarico fu diviso in una serie di stati indipendenti di piccole dimensioni: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia.
  • L'Italia, che era tra le nazioni vincitrici, venne trattata come una potenza di secondo piano. Gli Stati Uniti dichiararono di non riconoscere la validità del patto di Londra (che si proponeva di assegnare all'Italia oltre al Trentino e all'Alto Adige un vasto tratto della costa dalmata). Il presidente del Consiglio italiano abbandonò per protesta la Conferenza di pace di Parigi; quando vi fece ritorno tutto era stato già deciso. All'Italia vennero assegnati unicamente il Trentino, l'Alto Adige e parte dell'Istria (che si trova al confine con il Friuli Venezia Giulia).


Alla Conferenza di pace di Parigi il presidente americano Wilson svolse un ruolo dominante, presentando un suo piano, articolato in 14 punti. Tale piano prevedeva tra l'altro l'abolizione della diplomazia segreta, la riduzione degli armamenti, l'autodeterminazione dei popoli, la creazione di una Società delle Nazioni per regolare pacificamente i rapporti tra gli stati, la piena libertà commerciale. Il piano di Wilson non fu esente da critiche, alcuni infatti osservarono che principi come la libertà commerciale e la rinuncia all'uso della forza avrebbero favorito chi già si trovava ad essere il più forte. Fallimentare fu senza dubbio la creazione della Società delle Nazioni (antenata dell'ONU), che non sarebbe riuscita a evitare futuri conflitti.


La guerra aveva aperto in Europa una crisi enorme.

Il numero dei morti aveva superato gli 8 milioni e il crollo della popolazione fu accentuato dal fatto che i caduti in guerra erano quasi esclusivamente uomini tra i 30 e i 40 anni. Le regioni sottoposte ai bombardamenti avevano subito distruzioni spaventose, i debiti contratti (soprattutto con gli Stati Uniti) per far fronte all'impegno militare avevano impoverito gli Alleati europei. Per pagare i debiti gli stati europei non riuscirono a fare altro che stampare carta moneta, provocando in questo modo una violenta inflazione e un forte aumento dei prezzi. Con la guerra l'Europa impoverì se stessa, ma arricchì gli altri. Gli Stati Uniti e il Giappone trassero infatti enormi vantaggi dal conflitto: le loro industrie avevano lavorato a pieno ritmo per rifornire gli Alleati, si erano rimodernate, erano penetrate su nuovi mercati. Stati Uniti e Giappone, inoltre, non avevano subito alcuna distruzione: sui loro territori non era caduta nemmeno una bomba.