martedì 23 febbraio 2021

Dall'entrata in guerra alla caduta del fascismo

La guerra dell'Italia e la Resistenza

L'italia entra in guerra il 10 giugno del 1940. Qui puoi vedere il discorso con cui Mussolini dichiara che l'Italia entra in guerra a fianco della Germania.


Questo era l'impero coloniale italiano al momento della entrata in guerra.

Questo era il progetto mussoliniano della grande Italia.


Qui vedi il progetto di espansione dell'Italia. In Rosso i territori da includere nell'area metropolitana, in giallo i territori da includere nell'impero coloniale.


Come vedi, per l'Italia tre erano i fronti di intervento: 1) il fronte africano; 2) fronte del Mediterraneo; 3) fronte greco

1)  fronte africano. Osserva l'immagine.



Come vedi per perseguire i suoi disegni di espansione l'Italia avrebbe dovuto affrontare l'esercito inglese. Particolarmente strategico era il canale di Suez, controllato dagli inglesi, che permetteva il passaggio delle navi dall'Oceano Indiano al Mar Mediterraneo. L'esercito italiano era inferiore per uomini e per mezzi e fu battuto ripetutamente dagli inglesi. L'italia perse subito la Somali, l'Etiopia e l'Eritrea. Per evitare che Mussolini perdesse anche la Libia furono costretti a intervenire i tedeschi al comando di Erwin Rommel, uno dei migliori generali di Hitler che bloccò momentaneamente l'avanzata inglese.

Erwin Rommel
2) fronte Mediterraneo
Controllare il Mediterraneo era importante per garantire i collegamenti navali tra Europa e Africa (uomini e mezzi). Ma la flotta inglese che aveva basi a Gibilterra, Malta, Alessandria d'Egitto e Grecia si dimostrò superiore a quella italiana.

navi italiane nel porto di Taranto

3) fronte greco. Dopo gli insuccessi di cui abbiamo parlato, nell'ottobre del 1940 Mussolini tentò di invadere la Grecia. L'esercito fu bloccato sulle montagne che segnano il confine greco. La Grecia fu poi invasa nel 1941 dalla Germania che nel frattempo era dilagata anche in Iugoslavia.


Siamo nel 1942. Sono passati circa due anni dall'ingresso in guerra e l'Italia ha ottenuto numerosi insuccessi. A questi bisogna aggiungere i massicci bombardamenti sulle città italiane da parte delle potenze Alleate.


bombardamenti su Cosenza (12 aprile 1943)

Lo Sbarco anglo-americano in Sicilia

Nel luglio del 1943 gli anglo-americani sbarcano in Sicilia. Rapidamente occupano l'isola. Si trattò di un'operazione militare segretissima che fu condotta con grande maestria. L'esercito italiano rimase sorpreso e abbandonò l'isola. Il piano degli anglo americani era di risalire la penisola e sconfiggere l'esercito italiano.




Qui puoi vedere un documentario sullo sbarco

Nel frattempo accade l'imprevedibile. Il Re Vittorio Emanuele III decide di "scaricare" il duce. Il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del fascismo (riunione che includeva i più importanti membri del fascismo) sfiduciò Mussolini. Significa che il GCF riteneva Mussolini inadatto a continuare il comando dell'esercito e a esercitare la sua funzione di capo del governo. Il giorno dopo il re fece arrestare Mussolini e lo fece trasportare in gran segreto sul Gran Sasso. Vittorio Emanuele affidò l'incarico di formare il nuovo governo al maresciallo Pietro Badoglio, determinando la caduta del fascismo.

Sono molti avvenimenti complessi. devi considerare che l'esercito tedesco aveva molti soldati in Italia che era sua alleata. Per la Germania era importante che l'Italia non fosse conquistata dagli angloamericani perché si sarebbero avvicinati alla Germania. Nella visione tedesca fermare l'invasione angloamericana significava difendere la Germania. Dall'altra parte il Re sa che la guerra è perduta. Lo sbarco in Sicilia è solo il primo passo. Ma se l'Italia si ritirasse l'esercito tedesco diverrebbe da alleato a invasore. Che fare allora?

8 settembre 1943
Il maresciallo Badoglio negoziò l'armistizio con gli angloamericani, ma in gran segreto temendo la reazione dei tedeschi. Senza alcun preavviso lo annunziò alla popolazione l'8 settembre 1943 con frasi ambigue che non lasciavano capire quale posizione l'Italia dovesse assumere nei confronti della Germania.

Guarda il video 

Questo è il testo del proclama di Badoglio. « Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza

Leggi con attenzione, l'ultima frase (evidenziata in rosso) significa che l'esercito italiano risponderà ad attacchi provenienti da forze di "altra provenienza". A chi si riferisce? Ai tedeschi ovviamente, che sono già in Italia e che considerano l'armistizio un tradimento. Gli italiani rischiano di passare, ai loro occhi, da alleati a traditori e loro da esercito alleato a esercito invasore.
Badoglio non dà ordini precisi all'esercito, non prepara i suoi ufficiali all'armistizio che è annunciato a sorpresa. Cosa fare? Alcuni gettano la divisa e cercano di tornare a casa. Altri non sanno come comportarsi con i tedeschi che li considerano nemici. Arrendersi? Resistere' Consegnarsi a loro? L'8 settembre segna il disfacimento dell'esercito italiano.

Cosa accade ora? Come vedi l'Italia è divisa in due. Una parte sotto il controllo dei tedeschi e l'altra sotto il controllo degli angloamericani.





Il 9 settembre Badoglio e il re lasciano Roma, certi di essere arrestati dai nazisti, e si recano a Brindisi sotto la protezione degli anglo americani lasciando l'esercito senza ordini.

Operazione Quercia
Si tratta di un'operazione segreta con la quale Hitler ordinò la liberazione di Mussolini. Un commando di paracadutisti tedeschi si lanciarono sul Gran sasso e liberarono il Duce che fu portato in Germania. Qui Hitler lo convinse a riprendere la lotta, ricostruire uno stato e contrastare l'avanzata anglo-americana. L'italia doveva diventare "lo scudo del reich".

l'albergo in cui Mussolini era imprigionato

Mussolini circondato da ufficiali tedeschi si avvia verso l'aereo
L'aereo che trasporterà Mussolini

L'Italia divisa in due.

Il centro nord, occupato dai tedeschi divenne la Repubblica Sociale Italiana, detta anche repubblica di Salò dal paese sul lago di Garda dove aveva la sua capitale sotto la presidenza di Mussolini.
Il Meridione occupato dagli anglo americani ospitò il regno del Sud affidato a Vittorio Emanuele III che era sottoposto al controllo degli anglo americani.
Mussolini provò a riorganizzare uno stato, chiamò alle armi gli uomini in età di combattere e provò a riorganizzarsi.
Repubblica Sociale Italiana - Le aree segnate in verde facevano ufficialmente parte della R.S.I. ma erano considerate dalla Germania zone di operazione militare e sottoposte a diretto controllo tedesco

Milano Piazza del Duomo, propaganda bellica della RSI dopo l'armistizio: "La guerra continua contro la Gran Bretagna e continuerà sino alla vittoria"

l Duce passa in rassegna i reparti della divisione "Italia", in primo piano si nota il Tricolore della Repubblica Sociale Italiana, identico a quello regio ma privato dello scudo sabaudo (analogamente alla bandiera dell'attuale Repubblica Italiana)
I partigiani
Contro fascisti e nazisti presero le armi gli antifascisti. Il 16 settembre 1943 nel paese di Boves vicino a Cuneo, un centinaio di uomini presero prigionieri due soldati tedeschi. Il giorno dopo le truppe del Reich ne pretesero la restituzione e temendo una rappresaglia contro i civili gli antifascisti restituirono i due soldati. Nonostante ciò i tedeschi appiccarono fuoco al paese e uccisero 26 persone. questo fu il primo episodio della resistenza. Nel corso dei mesi successivi si formarono molte bande partigiane che combattevano i nazifascisti con tecniche da guerriglia.
I CLN (comitato liberazione nazionale) aveva il ruolo di coordinare tali gruppi che erano fiancheggiati con viveri e armi anche dagli angloamericani.

Con i partigiani, dopo 20 anni gli italiani, finalmente, dicevano un chiaro NO al fascismo.

Formazione partigiana in movimento durante la Resistenza





Lo scontro tra le truppe della RSI e dei partigiani si configura come una vera e propria guerra civile combattuta tra settembre del 1943 e aprile 1945. Circa due anni in cui la violenza dilaniò l'Italia. Nel corso del 1944 gli anglo americani riuscirono avanzare verso il centro Nord. Nel Nord intanto operavano i partigiani. Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l'insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa. Questo giorno è ricordato come festa della liberazione.
La linea viola indica il percorso di Mussolini; in rosso sono tratteggiate le possibili deviazioni stradali per valicare il confine svizzero, mentre in giallo è riportato il percorso più corto per la Valtellina - quest'ultimo tuttavia richiedente il maggior tempo di percorrenza, date le condizioni della strada in quel tempo e il rischioso attraversamento di un ponte sull'Adda



25 aprile 1945: Mussolini abbandona la prefettura di Milano A sinistra il tenente Fritz Birzer, capo scorta delle SS.


Mussolini abbandona Milano, teme di cadere nelle mani dei partigiani e vuole raggiungere la Svizzera sperando di ottenere un processo dagli angloamericani. Una lunga colonna di camion nazisti scorta Mussolini. Tuttavia una banda partigiana lo ferma nei pressi di Dongo. Sarà fucilato.

I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto. Il primo cadavere a sinistra è di Nicola Bombacci. Gli ultimi due a destra sono Pavolini e Starace.









domenica 31 gennaio 2021

L'Italia Fascista

Il primo dopoguerra: l'ascesa del fascismo.

Nell'Italia del dopoguerra vi erano diversi motivi di malcontento.

  •  alcuni politici, artisti e cittadini comuni ritenevano che l'Italia non aveva attenuto quello che le spettava per la vittoria nella prima guerra mondiale. Questi erano i nazionalisti. Il più famoso tra queste persone era Gabriele D'annunzio, un personaggio allora famosissimo. Era stato un eroe della guerra ed era un famosissimo scrittore. I suoi articoli erano letti da migliaia di persone. Era una di quelle voci in grado di "influenzare" l'opinione pubblica. D'annunzio aveva inventato questa espressione: "vittoria mutilata", cioè per il mancato rispetto da parte degli Alleati degli impegni presi con l'Italia che avrebbe dovuto annettersi, in caso di vittoria, la costa dalmata. Guarda con attenzione le due carte e leggi le didascalie.

In verde chiaro sono indicati i territori promessi all'Italia con Patto di Londra del 1915. La Dalmazia settentrionale, nel 1919, venne invece assegnata, contro la volontà dell'Italia, al nuovo regno serbo-croato-sloveno. La mancata annessione della Dalmazia all'Italia fu una delle cause di insoddisfazione che portarono alla definizione di "vittoria mutilata", che venne in parte mitigata dal trattato di Rapallo (1920), per i risultati della pace. pace.


Negli anni successivi alla prima guerra mondiale la questione del confine orientale era sulle pagine di tutti i giornali. L'Italia riuscì ad ottenere parte dei territori che rivendicava come vedi nella carta qui sotto (è l'Italia nel 1924 con le province di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara).





  • le agitazioni sociali: dal 1919 al 1922 l'Italia fu sconvolta da scioperi e manifestazioni di protesta per richiedere aumenti di stipendio, protestare contro l'aumento dei prezzi e contro la disoccupazione. Ovviamente queste proteste erano guidate dai partiti di sinistra (socialisti). Gli operai occuparono molte fabbriche e i contadini invasero le terre chiedendone la distribuzione. I capitalisti e i latifondisti (grandi proprietari terrieri) temevano che i socialisti potessero organizzare una rivoluzione socialista, come era accaduto in Russia pochi anni prima. Qui puoi vedere un breve video sul biennio rosso (ci interessa fino al minuto 1:20). 
1920 Milano. Operai armati occupano una fabbrica.


Nel Parlamento la situazione è molto complicata perché non c'è un partito forte che abbia la maggioranza dei voti in Parlamento. 

Questi sono i principali partiti:
 
1) Partito socialista: si ispirava alle teorie di Marx di cui abbiamo parlato nelle settimane passate. Però non tutti i socialisti la pensavano allo stesso modo, erano divisi in due gruppi: i riformisti (che proponevano una politica di riforme graduali) e massimalisti (che volevano realizzare il programma "massimo" della rivoluzione socialista e abbattere il capitalismo). Nel 1921 (quest'anno ricorre il centenario) il gruppo dei massimalisti uscì dal partito e fondò il Partito Comunista Italiano, che si proponeva di guidare il popolo alla rivoluzione. Tra i leader dei massimalisti c'era Antonio Gramsci.

2) Partito popolare. Il partito popolare era di ispirazione cattolica, voleva migliorare le condizioni dei contadini e degli operai ma non era un partito rivoluzionario. I popolari erano un partito di ispirazione cattolica, questo li differenziava molto dai socialisti (Marx aveva definito la religione "oppio dei popoli", poiché la riteneva uno strumento in mano alle classi dominanti per mantenere schiacciati sotto il loro potere il proletariato. Per questo motivo il marxismo è ateo).

3) I liberali. Il partito liberale governava l'Italia dal 1861, cioè dalla creazione del Regno d'Italia. Tra i liberali c'erano monarchici, nazionalisti, industriali, latifondisti.


Il pericolo rosso

Questo era il quadro della situazione italiana:  la società italiana era profondamente divisa un due parti: 1) la sinistra che rappresenta il proletariato e 2) i capitalisti e latifondisti. Ma contro la sinistra erano anche il partito Popolare (che voleva rappresentare i cattolici) e i nazionalisti. 

Il "governo forte"
 In questa situazione acquistò forza il Partito fascista fondato da Benito Mussolini, che proponeva l'uso della forza per stabilire la pace sociale e scongiurare il pericolo rosso.
Trovò l'appoggio politico dei liberali, dei monarchici, dei nazionalisti e soprattutto del re Vittorio Emanuele III.

Benito Mussolini

La marcia su Roma
Il 28 ottobre 1922 cinquantamila fascisti effettuarono la famosa marcia su Roma.  Si trattava di qualcosa a metà tra una manifestazione e un colpo di stato. Migliaia di fascisti, armati, si radunarono a Roma con l'intento di dimostrare quanto fosse forte il movimento fascista. Mussolini aveva detto "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma". Era un atto contro la democrazia perché si trattava di una sorta di prova di forza che non rispettava le regole della democrazia.
La "marcia" sarebbe stata facilmente fermata dall'esercito italiano, ma il re Vittorio Emanuele III ordinò all'esercito di non intervenire. I fascisti entrarono in città e  Mussolini ricevette dal re Vittorio Emanuele III l'incarico di Capo del Governo. Era l'inizio della dittatura fascista e del patto di potere tra Vittorio Emanuele III e Mussolini.





Due anni dopo si tennero le elezioni (1924), il fascismo era già al potere e Mussolini questa volta era in una posizione di vantaggio. I fascisti ottennero la maggioranza in parlamento ma le elezioni si svolsero in un clima di minacce e violenze nei confronti degli avversari politici e diedero al Partito fascista la maggioranza in parlamento.

Vittorio Emanuele III
Benito Mussolini partito da Milano e giunto a Roma il 30 ottobre 1922, prima di ordinare la smobilitazione e la consegna delle armi, sfila il 31 ottobre in testa alle squadre armate fasciste assieme ai quattro comandanti (i quadrunviri: da sinistra Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo) delle colonne che hanno "marciato su Roma". Il corteo, di circa 50.000 uomini, si reca all’Altare della Patria e al Quirinale a omaggiare il Re, Vittorio Emanuele III di Savoia


Lo stato maggiore fascista (da sinistra a destra: Emilio De Bono, Michele Bianchi, Benito Mussolini, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo)


L'omicidio Matteotti


L'onorevole socialista Giacomo Matteotti ebbe il coraggio di denunciare pubblicamente che le elezioni non si erano svolte legalmente a causa dei brogli e delle minacce dei fascisti. La pagò cara. Fu ucciso da sicari fascisti. L'omicidio scosse l'opinione pubblica italiana e i deputati dell'opposizione reagirono abbandonando per protesta il parlamento ("secessione dell'Aventino" l'espressione  deriva dal colle Aventino dove, secondo la storia romana, si ritiravano i plebei nei periodi di conflitto con i patrizi) per costringere il sovrano ad allontanare Mussolini, ma questa
decisione non venne presa. Il fascismo sembrò sul punto di crollare ma Mussolini in Parlamento in un famoso discorso rivendicò la "responsabilità morale, politica e storica" del delitto Matteotti. Era un fatto molto grave, poiché si dichiarava apertamente che il fascismo era al fuori dei normali meccanismi della democrazia, tuttavia non accadde nulla. L'opposizione, che era ancora rappresentata in Parlamento, non seppe unirsi per bloccare l'avanzata politica del fascismo; il Re non fece nulla. Mussolini capì che era il momento giusto per impadronirsi dello stato.
Da quel momento ebbe inizio la dittatura fascista e l'organizzazione dello Stato fu modificata in modo da attribuire a Mussolini sia il potere esecutivo, sia il potere legislativo: egli controllava tutta la politica italiana.


Le leggi fascistissime

In particolare nel 1926 attraverso le "leggi fascistissime" stabilì:

  • poteri straordinari per il capo del governo (potere legislativo+legislativo+giudiziario);
  • abolì tutti i partiti;
  • identificò lo Stato con il partito fascista (qualunque funzionario pubblico, esempio medico, insegnante ecc., doveva giurare fedeltà al fascismo e ai suoi principi)
  • formò l'OVRA, una potente polizia politica autorizzata a perquisizioni, arresti e torture senza mandato del giudice;
  • abolì la libertà di stampa ed esercitò un ferreo controllo su tutti i mezzi di comunicazione di massa (stampa, cinema, radio).
L'articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana sulla libertà di stampa

.

I Patti Lateranensi



Nel 1929 il potere di Mussolini fu ulteriormente rafforzato dai Patti Lateranensi, tra lo Stato
italiano e il Vaticano che risolveva la cosiddetta "questione romana".

Qui è necessario fare un salto indietro per capire che cos'è la "questione romana".
Il 17 marzo del 1861 è stato proclamato il Regno d'Italia.
Come vedi nell'Italia centrale c'è ancora lo Stato della Chiesa; si tratta di uno Stato governato dal Papa che esercita dunque sia il potere spirituale (Capo della Chiesa) che il potere temporale (Capo politico di uno Stato).



Roma, XX settembre 1870. Porta Pia e la Breccia aperta dall'artiglieria Italiana.
Il Regno d'Italia dopo la presa di Roma provò a regolare il rapporto con la chiesa con la "legge delle guarantigie".

Riassumendo molto, con questa legge lo Stato Italiano

garantiva al Papa

  • il diritto di avere al proprio servizio guardie armate a difesa dei palazzi vaticani, Laterano,  e Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. 
  • Tali immobili erano sottoposti a regime di extraterritorialità che li esentava dalle leggi italiane 
  • Garantiva un introito annuo di 3 225 000 lire (pari a circa 14,5 milioni di euro) per il mantenimento del pontefice e della curia.
  • Veniva riconosciuta libertà di svolgere la funzione religiosa.

La reazione del Papa.

  • non riconobbe la legge
  • si dichiarò prigioniero politico
  • emanò l'enciclica "Ubi nos", con la quale veniva ribadito che il potere spirituale non poteva essere considerato disgiuntamente da quello temporale.
In seguito
I rapporti tra la Chiesa e lo Stato italiano andarono peggiorando quando, nel 1874, la Curia romana giunse a vietare esplicitamente ai cattolici, con la formula del "non expedit" ("non conviene"), la partecipazione alla vita politica. Soltanto nell'età giolittiana tale divieto sarebbe stato eliminato progressivamente, fino al completo rientro dei cattolici "come elettori e come eletti" nella vita politica italiana con il Patto Gentiloni del 1913. 


Ritorniamo al 1929 e ai Patti Lateranensi da cui eravamo partiti.
Con i Patti Lateranensi Mussolini riconobbe il Vaticano come stato indipendente, pagò un'indennità
per i beni confiscati dopo l'Unità, riconobbe la validità civile del matrimonio religioso e s'impegnò a
impartire l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Con questa mossa il fascismo
ottenne l'appoggio della Chiesa e si avvicinò anche alle grandi masse cattoliche.
Il momento della firma del trattato

Immagine commemorativa. Da sinistra verso destra, Vittorio Emanuele III di Savoia, Papa Pio XI e Benito Mussolini.


Lo stato totalitario

È il termine più usato dagli storici per definire un tipo di regime politico, affermatosi nel XX secolo al quale possono essere ricondotti il nazismo, il fascismo e il comunismo di tipo sovietico. Il regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di imporre al popolo l'assimilazione di un'ideologia (cioè di una visione del mondo).

In un regime totalitario lo stato controlla quasi ogni aspetto della vita di un individuo, attraverso il massiccio uso della propaganda, che cerca di plagiare le menti di tutti i cittadini. Un ruolo fondamentale in tal senso è svolto dalla scuola e dai mass media (in questo periodo cinema e radio). 

Nel caso del fascismo particolare cura fu posta nell'educazione della gioventù ai valori del fascismo (disprezzo della democrazia, culto della forza, fede nel duce Mussolini).

Uno dei motti pensati per la gioventù fascista








Una pagella della scuola fascista

 I ragazzi vennero inseriti nelle organizzazioni di partito fin da bambini (Opera nazionale dei Balilla), coinvolti in parate e attività di addestramento militare; l'iscrizione al partito fascista divenne indispensabile per accedere agli impieghi statali. Gli antifascisti, perseguitati e ridotti al silenzio, passarono anni in carcere, come Antonio Gramsci (che fu liberato solo alcuni giorni prima della morte), o furono costretti a fuggire all'estero.