domenica 31 gennaio 2016

Una falsa pista

Benvenuti -dopo una lunga pausa- sul nostro blog di classe. Francesco è l'autore di questo bel racconto giallo ambientato un una Londra piovosa e inospitale. Riuscirà l'ispettore Crawford a scovare l'assassino di Scott Harvey? Buona lettura.




Era l'Aprile del 1998, un mese piovoso nella capitale inglese, vuota di turisti. Eppure quella sporca gente dei quartieri più inospitali e pericolosi continuava ad uccidere! Che faccia tosta!  Una sera, l'investigatore George Crawford era seduto sulla sua poltroncina rossa, i piedi al focolare e al suo fianco un tavolinetto in legno di pino con sopra un telefono e un bicchiere di vino. George si stava godendo la serata, quando il telefono squillò. Era il "London Bar", un bar  sulle rive del Tamigi, poco distante da un negozio di caccia. Al telefono era il barista Allan Green, un uomo molto coraggioso, appassionato di caccia, molto alto. Allan disse con voce disperata: "Venga qui per favore è urgente..." E riattaccò. George dovette andare subito, per scoprire cosa fosse successo, e per sbrigarsi il più presto possibile. Entrò nel Bar, un posto ricco di luci, con una carambola e una mensola, dove erano posti sopra bottiglie liquori, mezze vuote. Entrando George scorse subito il cadavere del signor Scott Harvey, un uomo basso e magro, a pancia in giù. I pavimenti erano imbrattati di sangue. Lì, al bancone, era seduto Allan con le mani fra i capelli. La prima cosa che fece George è di andare a parlare col proprietario del bar, Allan: "Signore, sa dirmi cosa è successo qui?”. Il barista disse: “Chiamami pure Allan, non so cosa sia successo, ero andato in bagno, a prendere la scopa e la paletta, dovevo pulire prima della chiusura, cominciai a pulire il bagno. Passai venti minuti lì dentro a pulire vomito, finito quel sporco lavoro, dovevo pulire il bar, attraversata la porta scorsi una persona a terra, pensai che fosse svenuto per via dei molti boccali di birra che aveva bevuto, ma quando mi avvicinai di più per rialzarlo vidi una sostanza liquida rossa attorno a lui, era sangue!!! Ti chiamai subito, è la prima cosa che ho fatto!!” George chiese ad Allan chi fossero gli ultimi clienti della serata. Allan andò subito a controllare il registro delle entrate e delle uscite, l’ultimo cliente entrato era  alle 18:15, ma l’ uscita non era segnata. Si chiamava Frederick Hollins, un uomo con gli occhiali e i capelli corti, indossava una giacca marrone ed era un po’ sbadato, forse se ne era andato mentre Allan era al bagno e si era dimenticato semplicemente di non compilare l’uscita nel registro… eppure c’era qualcosa di strano nell’aria … Intanto in casa Hollins il telefono squillava, rispose uno dei figli di Frederick: “Buonasera, lei chi è?” Rispose Stuart gentilmente come gli aveva insegnato il padre. “ Buonasera ragazzo, sono l’investigatore George potresti passarmi cortesemente il tuo papà se è in casa?” rispose George. “ Al momento non è in casa, se vuole può richiamare tra 15 minuti, quando tornerà!!”Rispose Stuart con tono allegro. “Ok allora buonasera ragazzo e buon appetito!!!”, ed ecco qui piombare dalla porta il signor Frederick Hollins, aveva parcheggiato la sua auto blu davanti al locale, era molto sporca alla portiera e al bagagliaio. l’ispettore allora esclamò: “Guarda un po’ che coincidenza!!!”. Frederick appena entrato vide subito il corpo di Scott senza vita. Frederick era venuto solo per scrivere il suo nome nel registro, aveva svoltato a una rotonda vicino casa sua e aveva ripercorso qualche chilometro per ritornare al bar. Allora disse: “Cosa è successo qui? Allan dove è il registro che vado a mettere la firma, sono molto stanco e devo andare via, mi aspettano a casa!”. “Aspetti un secondo signore, dove vuole correre? Siamo nel pieno di un’ indagine e lei è un presunto sospettato!”. Frederick rimase stupito da quel che aveva detto l’investigatore. Non avrebbe mai immaginato di finire sospettato in un’ indagine, e anche seria data la morte di una persona  che conosceva benissimo.  Frederick sapeva quello che doveva dire e quello che non doveva dire all’ispettore, pensava che dicendo che conosceva il signor Scott, e anche molto bene, poteva essere arrestato. George dopo che tutti erano presenti e calmi iniziò l’indagine. Intanto il corpo era stato prelevato dalla scientifica  e portato all’obitorio. A George era stato comunicato tramite telefono che Scott era stato ucciso da un coltello da caccia. Andando verso il posto dove era il cadavere notò subito un impronta di scarponi, lasciata involontariamente dall’assassino, però né Frederick e né Allan indossavano scarponi. L’unica cosa che venne in mente all’investigatore e che può averlo ucciso qualcuno che abbia la passione della caccia. Fece molte domande, soprattutto al barista. Poi George si accorse che delle macchie di sangue sopra il tavolo erano state pulite, quindi Scott venne ucciso da seduto, e poi nella speranza di chiedere aiuto a qualcuno cadde a terra e morì. L’assassino ha occultato molto bene le prove. Non restava che guardare nel cestino dei rifiuti, dietro il bancone, George andò a sbirciare tra l’immondizia e sorpresa, ecco qui l’arma del delitto, un coltello da caccia, identico alla descrizione della sua collega. George solo allora capii chi era l’assassino: “ Ho capito chi è l’assassino ….. è il signor Frederick!!!”. “Come? Io? Un imbranato come me, è impossibile!!!”, disse con molta energia Frederick. “Eppure è andata cosi , hai cercato di far cadere la colpa sul povero barista con i tuoi inganni e la tua astuzia, eppure hai trascurato alcuni dettagli, sulla tua portiera c’è sangue!!!” disse George ormai esasperato dalla stanchezza. “Queste non sono prove sufficienti per far cadere la colpa su di me” disse sempre più agitato e rabbioso Frederick, stava sudando come un matto. Ma l’investigatore rivelò la prova definitiva per il suo arresto: “Basta controllare nel bagagliaio e troveremo gli scarponi sporchi di sangue!!! Secondo te!!! Mettendo un semplice coltello in un cestino puoi far cadere la colpa su un altro?!?”. Intanto arrivò la polizia, l’ispettore aggiunse infine: “ Perché l’hai fatto!?!”, e Frederick rispose: “Meglio morto che tra i piedi… Ah ah ah!!!”.

Francesco Zicarelli IIIF

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